Il sentiero taglia la pineta di Pur, seguendo il gorgoglio del torrente Assat nel cuore della Valle di Ledro. Toponimi da saga fantasy, atmosfera carica di suggestione e magia; la celebrazione di un rapporto di armonia ed equilibrio tra uomo e ambiente, vissuto grazie all’arte contemporanea. La cornice è quella del Trentino, dove va in scena la seconda edizione di Ledro Land Art, con il piccolo borgo dell’Alto Garda a trasformarsi in inedita piattaforma sperimentale.
Sono otto gli artisti chiamati a intervenire lungo il percorso che conduce dal paese a Malga Cita, manipolando il bosco con rispetto e gentilezza, immaginando opere site specific che sappiano celebrare una natura rigogliosa e generosa. Una natura che si difende nella Trincea elaborata da Roberta Rizzi e Caterina Agazzi, lieve fortilizio realizzato con sacchi di iuta, terra e semi; struttura che sa mimetizzarsi con l’ambiente circostante, diventando urna preziosa.
Affonda il proprio viso nella terra Micol Grazioli, nel corso di una performance che genera maschere in grado di significare l’abbraccio più totale con l’elemento naturale; suggerisce approcci tattili anche la Sfera di Pietro Gellona e Maurizio Vescovi, con una coperta vegetale a celare la superficie liscia, perfetta, del solido. Con un pattern irsuto e verdeggiante, cui avvicinarsi con rinnovato approccio empatico.
Tanta scultura a Ledro. Dalle figure ancestrali di Giovanni Bailoni alle travi di Angelo Morandini, con queste ultime a nascondere sistemi di diffusione sonora che costruiscono attimi di intensa suggestione; passando per il dedalo di rami cucito da Andrea Gaspari e la scopa gigantesca di Plamen Solomonski. Il rapporto con il bosco si esalta nell’installazione del collettivo How We Dwell: si ispira alle sculture mobili di Calder la loro casa sull’albero, spazio da vivere. E nel quale sognare.
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